"Le macchine? Al servizio dell'uomo. Il Paradismo è la filosofia del futuro" L'idea utopica del "paradiso in terra" sta accogliendo adepti in diverse nazioni del mondo: l'obiettivo è che l'essere umano dedichi la propria vita alla ricerca, alle arti, agli studi, o allo sviluppo personale. Lasciando ogni incombenza alle macchine che "libereranno l'individuo dalla schiavitù del lavoro e del denaro". - UOMINI amministratori e automi manovali. O meglio: uomini creativi, intellettuali, scienziati, artisti e robot creatori di forza lavoro. Una teoria racchiude questo pensiero in una parola: Paradismo, sinonimo di "tecnologia al servizio dell'uomo". Un mondo in cui l'innovazione libererà l'umanità dalla schiavitù di denaro e di lavoro. Dimentichiamo perciò la concorrenza uomo-macchina, quella su cui economisti, ricercatori, sociologi stanno da tempo dibattendo perché considerata come crescente piaga del futuro per la perdita di 5-10 milioni di posti di lavoro ogni anno. Opinione condivisa è che sia fondamentale competere con le macchine e non andare contro di esse. "E' la chiave per vincere la gara": lo avevano scritto Andrew McAfee ed Erik Brynjolfsson, ricercatori del MIT, nel loro libro "Race against the machine". "In medicina, nella ricerca scientifica, così come nel diritto, nella finanza, nel commercio e nella produzione", la componente umana deve costituire l'elemento essenziale. Per il futuro, ci ha dichiarato qualche tempo fa il professor Emanuele Micheli, coordinatore didattico della Scuola di Robotica di Genova, "è plausibile che si prefigurerà uno scenario di professioni qualificatissime, intellettuali e/o creative, mentre ai droidi spetterà il compito di sostituire l'uomo nelle mansioni più complesse e pericolose".

http://www.repubblica.it/scienze/2013/09/28/news/paradismo_tecnologia_uomo-66975874/?rss=&utm_source=dlvr.it&utm_medium=twitter

IL PUNTO SULLA GERMANIA - STRAVINCE LA MERKEL, MA NON BASTA. VERSO LE “LARGHE INTESE” - "Come previsto le elezioni politiche in Germania hanno premiato i cristiano-conservatori di Angela Merkel. Terzo mandato consecutivo per loro: la Merkel ha fatto volare la coalizione Cdu-Csu oltre la barriera del 40%, che il partito non toccava da 20 anni, strappando il 41,5% dei voti. Mancata, per pochissimi seggi, la maggioranza assoluta. Il successo della Merkel ha cannibalizzato gli altri partiti di destra: gli ex alleati liberali Fdp, crollando dal 14 al 4,8%, al di sotto quindi della soglia per entrare al Bundestag, fissata al 5%. Fuori dal Parlamento anche il nuovo movimento populista e anti-euro, Alternativa per la Germania, Alternative für Deutscheland (Afp), nato nella scorsa primavera e fermo al 4,7% dei consensi. Il trionfo della Merkel viene letta, dai media mainstream tedeschi, come una vittoria della componente più sociale e meno conservatrice della Cdu: uno spostamento verso il centro, quella attribuito alla cancelliera, che ha nel contempo tolto l’erba sotto i piedi alla destra più intransigente e antieuropeista ed eroso l’appeal elettorale dell’Sdp, ormai un ex partito di sinistra. L’analisi di ELia Rosati, nostro collaboratore esperto di Germania. Ascolta Per pochi decimali la Merkel sarà costretto al governo di coalizione: le scelte, al riguardo, si riducono a due. Prima opzione i socialdemocratici della Spd, secondo partito del Paese, risaliti di qualche punto rispetto alla disfatta del 2009 ma comunque inchiodati a poco più di un quarto dei consensi, con il 25,7%. Il forte risultato dei conservatori, paradossalmente, potrebbe essere un problema per un’alleanza nero-rossa: la Spd, con una forte ala gia’ prima del voto contraria a una grande coalizione, potrebbe essere ora ancora meno interessata nel timore di venire schiacciata da unaCdu trionfante con un numero di parlamentari sopra i 300, contro i 180 dell’Spd. Altro possibile alleato di governo sono i Verdi, calati di oltre tre punti rispetto alle scorse elezioni e fermi all’8,3%. La Merkel comunque non ha fretta. In una trasmissione fra i principali leader in tv, nella notte la cancelliera ha assicurato che, ratificati i risultati definitivi, saranno avviati colloqui per sondare le alleanze ma di non avere timori sulla possibilità di formare un governo stabile. Quarto, e ultimo, partito entrato in Parlamento è la sinistra radicale di Die Linke, scesa di 3 punti e ferma all’8,6%: un risultato comunque non negativo, se si considera l’attuale congiuntura politica in Germania, i recenti rovesci elettorali nelle regionali e il crollo dei Pirati, al 2.2%."

http://www.radiondadurto.org/2013/09/23/germania-stravince-la-merkel-ma-non-basta-verso-le-larghe-intese/

Cosa comportano le dimissioni di massa dei senatori? Surriscaldamento del clima...in parlamento. - "La figura delle dimissioni di gruppo non è prevista dalla legge ne tantomeno quella delle dimissioni di partito, anche perché un intero partito che si dimette dovrebbe portare ad una riflessione più profonda sulla consistenza politica prima che giuridica del parlamento e del governo in un dato momento storico [...] Le dimissioni individuali, unica figura esistente nella legge, prevedono che i seggi vacanti siano attribuiti ai candidati non eletti dello stesso gruppo dei dimissionari o (nel caso non vi fossero candidati non eletti per quel gruppo) facendo rinvio ai non eletti di altri gruppi. Quest'ultima circostanza che si evince chiaramente dal combinato disposto degli articoli 17-19 della legge 6 febbraio 1948 n.29 ci mostra chiaramente l'inutilità giuridica di un tale gesto quando è evidente che oltre a provocare un enorme rallentamento dei lavori parlamentari non può fare. Insomma lo scioglimento delle camere non sarebbe una conseguenza immediata di tutte queste dimissioni ma semmai dovrebbe essere presa come ipotesi dagli altri schieramenti sempre che non riescano a costituire una maggioranza alternativa. Insomma se questa è, come annunciato dagli stessi esponenti del Pdl, una protesta contro l'applicazione della legge Severino non mi sembra sia portata avanti con i crismi della giuridicità ma piuttosto con un atteggiamento "ribelle" nei confronti delle stesse istituzioni di cui fanno parte piuttosto che istituzionale. Il pericolo più grande tuttavia non è rappresentato tanto dalla caduta del governo, ipotesi spesso ventilata da più parti, quanto dalla incapacità del parlamento se si trovasse così sovraccaricato ad assumere anche le decisioni di ordinaria amministrazione che risultano quanto mai indispensabili in un momento straordinario come questo."

http://storiaediritto.blogspot.it/2013/09/cosa-comportano-le-dimissioni-di-massa.html

Grillo faccia con Berlusconi come Bossi con Craxi - "Il 29 aprile 1993 la Camera dei Deputati negò l'autorizzazione a procedere nei confronti di Bettino Craxi, ex presidente del Consiglio e parlamentare in carica. Decisivo, con il voto segreto, fu il gruppo dei deputati leghisti di Umberto Bossi che insieme ai missini di Gianfranco Fini adottarono una intelligente tattica parlamentare: salvare Craxi nell'urna in segreto e platealmente gridare "ladri ladri" all'indirizzo della maggioranza democristian-socialista che si riteneva avesse votato a favore dell'ex premier. Sia Lega che Msi erano considerati nel 1993 partiti antisistema e sia la politica tradizionale che la grande stampa guardavano con estremo sospetto e un pizzico di disprezzo a Bossi e Fini. Esito di questa storia? Nel 1994 Lega e Msi erano al governo, Craxi era latitante, Dc e Psi non esistevano più. Con una sola "mossa del cavallo" di tattica parlamentare (subito dopo il no all'autorizzazione a procedere contro Craxi vennero le monetine dell'hotel Raphael e il collasso del sistema della cosiddetta prima Repubblica) Bossi e Fini ottennero tutto quello che neanche lontanamente sognavano. E restarono al governo, con alterne vicende, per quasi vent'anni. Far saltare un sistema di potere consolidato non è mai un gioco facile. Non è un pranzo di gala, usava dire Lenin. Si scrive spesso che il M5S di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio è la Lega del ventunesimo secolo. Io sono d'accordo: invece di avere un territorio "fisico" di riferimento (il Nord), ha un territorio virtuale, che è la rete con i suoi abitanti. Anche il M5S è un movimento antisistema. In questa logica ha fatto e farà bene a rifiutare apparentamenti, alleanze, lusinghe per entrare a far parte di maggioranze anomale di governo. Però anche i movimenti antisistema, se non vogliono essere ricacciati nel nulla da cui provengono, devono portare a casa risultati tangibili. Urlare contro la stampa cattiva che parla solo delle divisioni interne e mai dei supposti grandi risultati ottenuti nell'azione parlamentare, è puerile. Dividere il mondo in cattivi e buoni anche. La politica è un gioco tosto, sporco. Si individua un obiettivo e si combatte per ottenerlo: se l'obiettivo è il governo del paese, ottenerlo non sarà una passeggiata. E bisogna saper sfruttare le occasioni."

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La lezione ratzingeriana a papa Francesco - BENEDETTO SURCLASSA FRANCESCO NELLA LETTERA AI NON CREDENTI - La lettera di Ratzinger a Odifreddi, resa pubblica dal matematico che si picca di essere ateo dopo aver passato anni in seminario, appare come un'inevitabile comparazione rispetto alla simile ricerca di dialogo epistolare con i non credenti attuata da Bergoglio con la risposta a Scalfari. Come era empatica e simpatizzante la missiva di Francesco, tanto è netta e priva di ambiguità la lettera di Benedetto. E se Repubblica sulle sfumature del papa argentino costruiva un titolo folle per il magistero petrino ("La verità non è mai assoluta"), posta davanti alla solidità delle argomentazioni ratzingeriane deve limitarsi a un sobrio "Caro Odifreddi le racconto chi era Gesù". Benedetto XVI è durissimo con le genericità imprecise di Odifreddi che critica il Gesù storico fino a negarne l'esistenza: "Ciò che Lei dice sulla figura di Gesù non è degno del Suo rango scientifico. Se Lei pone la questione come se di Gesù, in fondo, non si sapesse niente e di Lui, come figura storica, nulla fosse accertabile, allora posso soltanto invitarLa in modo deciso a rendersi un po' più competente da un punto di vista storico. Le raccomando per questo soprattutto i quattro volumi che Martin Hengel (esegeta dalla Facoltà teologica protestante di Tübingen) ha pubblicato insieme con Maria Schwemer: è un esempio eccellente di precisione storica e di amplissima informazione storica. Di fronte a questo, ciò che Lei dice su Gesù è un parlare avventato che non dovrebbe ripetere".

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La tassa Berlusconi - L'Iva aumenta per colpa di Silvio. Le prospettive dopo l'accordo saltato il Consiglio dei Ministri. E il voto su Letta? - Non tutto il male verrebbe per nuocere nell’occasione. Se l’aumento dell’Iva andasse in porto a causa del giochino infantile dei parlamentari del Popolo delle Libertà, i quali consegnano sì le dimissioni ma non ai presidenti di Camera e Senato, almeno si avrebbe l’esatta dimensione (e gli elettori se ne accorgerebbero) di quanto è impazzito un paese che deve stare dietro alle paturnie di un anziano colpevole invece di guardare al suo futuro. Spiega il Corriere: Il pacchetto messo a punto dal ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, e per ora accantonato, stanziava un miliardo per il rinvio dell’Iva al 2014, coperto però da un aumento delle tasse sulla benzina, immediatamente contestato dal PdL, poco più di un miliardo per riportare il deficit 2013 sotto il tetto del 3% del Pil e settecento milioni per il rifinanziamento della Cassa integrazione in deroga per questi ultimi mesi dell’anno (330 milioni), il fondo per l’assistenza degli immigrati (210 milioni), l’integrazione ai Comuni per l’Imu (120 milioni) e la social card (35). Per finanziare i nuovi interventi, oltre all’aumento delle accise sulla benzina (2 centesimi subito e 2,5 da gennaio 2014), la bozza del decreto prevedeva tagli alla spesa dei ministeri, e soprattutto l’aumento degli acconti fiscali di novembre dovuti dalle imprese per l’Ires e l’Irap, che salgono entrambi al 103% con un maggior incasso sul 2013 di 890 milioni.

http://www.giornalettismo.com/archives/1131933/la-tassa-berlusconi/