mercoledì 11 settembre 2013
“…[Il corpo] era avido di storie. L’impetuosa corrente delle loro vicende finiva per attraversare esso pure, spazzandone via il male come un detrito. Il dolore era un argine che solo all’inizio opponeva resistenza al racconto; poi, quando questo aveva preso vigore, veniva travolto e risospinto nell’abisso dell’oblio. Le carezze preparavano l’alveo a questa corrente. Le amavo, perché nella mano di mia madre trasalivano già quelle storie che di lì a poco sarebbero sgorgate copiose dalle sue labbra”
Walter Benjamin. Infanzia berlinese, Einaudi 1981, p. 70.
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