martedì 6 agosto 2013
Legge elettorale n. 27 del 21/12/2005 che, all’art. 5, dice: “…I partiti o i gruppi politici organizzati tra loro collegati in coalizione che si candidano a governare depositano un unico programma elettorale nel quale dichiarano il nome e cognome della persona da loro indicata come unico capo della coalizione.”
"Capo della coalizione, dunque, e non “premier”. Carica, quest’ultima, che neppure esiste nel nostro ordinamento costituzionale che prevede solo un presidente del Consiglio dei Ministri. E infatti, secondo l’art. 95 della Costituzione, “il Presidente del Consiglio dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l’unità di indirizzo politico ed amministrativo, promovendo e coordinando l’attività dei ministri”. Insomma una gestione collegiale coordinata, non monocratica ed autoritaria. Sicché, quando Berlusconi si investe della qualifica di premier, si arroga poteri che la Costituzione non gli riconosce e si inventa una carica istituzionale che non esiste."
Il presidente della Repubblica [nominò] Berlusconi, non il popolo. E nulla gli avrebbe impedito, se avesse ritenuto che il “Capo della coalizione” indicato dalla maggioranza non presentasse quei requisiti di onestà, correttezza, serietà, competenza indispensabili per la carica di presidente del Consiglio dei Ministri, di nominare altro esponente della maggioranza, nel tentativo di ricondurre a ragione la coalizione affinché non fosse portata a tale carica una persona indegna.
Il sistema costituzionale italiano si fonda sull’equilibrio di poteri […] Non vi è una legittimazione popolare, a seguito della quale l’eletto dal popolo può esercitare un potere assoluto privo di ogni controllo […] al contrario, il popolo esprime la maggioranza politica che governerà e l’opposizione che ne controllerà l’operato […] Il presidente della Repubblica identifica la persona che, autorevolmente (e quindi degnamente) dirigerà il Consiglio dei ministri […] Ognuno di questi conserva la sua specifica competenza e responsabilità […] L’azione di governo si esplica secondo le leggi emanate dal Parlamento e sotto il controllo della Corte Costituzionale.
Questa storia del premier eletto direttamente dal popolo Berlusconi e i suoi clientes la ripetono ossessivamente ovunque si trovino ad esternare; e dunque in molti luoghi (specie in TV) e molte volte. Così, come oramai avviene in Italia da molto tempo, i cittadini si sono convinti che sia vera, che il “premier” è “eletto dal popolo”. Trattasi di una palla."
"Presidente eletto dal popolo". Così si definisce Silvio Berlusconi. Sempre più spesso, da qualche tempo. Per rivendicare rispetto dai molti nemici che lo assediano. Ma, al tempo stesso, per marcare le distanze dall'altro presidente. Giorgio Napolitano. Il Presidente della Repubblica. Il quale, al contrario, è "eletto dal Parlamento". Anzi da una parte di esso. Perché Napolitano non è "super partes", ma di sinistra. Come tutte le altre istituzioni dello Stato. Corte Costituzionale e magistratura in testa. Non garanti. Ma soggetti politici. Di parte. Per questo Berlusconi non ne accetta le decisioni, ma neppure il ruolo. In pratica: considera le istituzioni dello Stato - e quindi la Costituzione - inadeguate. Peggio: illegittime. Meno legittime di lui, comunque. Presidente eletto dal popolo.
L'ancienne première dame puis secrétaire d'État Hillary Clinton est l'une des personnalités politiques les plus médiatiques et les plus aimées de ces dernières années aux États-Unis. Un film lui sera même consacré, si son réalisateur, James Ponsoldt, trouve finalement une actrice à la mesure de «Rodham».
"Senza amnistie, prescrizioni, depenalizzazioni e quintali di leggi ad personam, Berlusconi sarebbe già stato condannato per falsa testimonianza, corruzione giudiziaria, maxi-tangenti, falso in bilancio, appropriazione indebita, eccetera (le amicizie coi vecchi boss della mafia fingo di dimenticarle. In fondo son buono). "
"Sento in giro, da tempo, un mantra esilarante: “Berlusconi va sconfitto politicamente, non a livello giudiziario”. Una frase così banale e furbina da aver trovato spazio tanto tra le labbra di Renzi quanto in quelle di De Gregori"
"Negli Usa si studia un’Italia che in Italia ci sfugge. Nel curriculum degli studenti americani, gli autori più studiati sono Vico e Gramsci, perché attraverso Gramsci è entrata negli Stati Uniti la nozione di società civile che è un tema importantissimo soprattutto dalla fine degli Anni 80 e che comincia con il crollo del blocco comunista. "
"All’orizzonte appaiono segnali incoraggianti che lasciano intendere come la fase acuta della crisi sia alle spalle, il sistema bancario (criticità specifiche a parte) è solido, le entrate fiscali sono in aumento del 3,1%, le indicazioni di acquisto sono positive per l’industria (specie manifatturiera)."
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