martedì 15 ottobre 2013
MICHELE PROSPERO - Il disegno che Grillo persegue è quello di un movimento certo dimagrito ma non esangue, che si serve delle istituzioni come di un semplice megafono, che ricorre alla piazza per scopi di propaganda ma ha poi nel blog privato del capo il suo centro assoluto di riferimento. Il mondo è però troppo complesso per rinchiuderlo in un blog. E delle forze centrifughe, al cospetto dello scacco continuo che il non-partito incassa nelle sedi della rappresentanza, spingeranno alla deriva una litigiosa formazione flash da mesi chiusa in un vicolo cieco. Quanto alla forma del non-partito il confronto con il Cavaliere non regge. Quello di Berlusconi non è un effimero partito personale, si avvale di un immenso apparato politico professionale di nuovo conio. Ha la regia organizzativa e propagandistica dei quadri di una grande azienda, la copertura di un esercito agguerrito di media, la vocazione egemonica di schiere di giornalisti militanti, la dedizione alla causa di vasti ceti di amministratori e di intellettuali organici. Anche Grillo dispone di un partito della micro azienda, con alcuni giornali e trasmissioni Tv di supporto. Ma la sua potenza di fuoco, che è stata devastante durante la campagna elettorale, pare spenta dopo l’ingresso trionfale nel Palazzo, occupato per non combinare nulla.
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