martedì 10 settembre 2013

MASSIMILIANO PANARARI - A partire dagli anni Ottanta del neoliberismo di Reagan e della Thatcher, il mondo ha preso così a girare in un’altra direzione, in modo sempre più esclusivo e implacabile. Un contributo importante alla riuscita di tale cambiamento l’hanno fornito i mass media e, in particolare, l’industria dell’intrattenimento, che ha saputo plasmare i nostri desideri, e indirizzarli interamente e integralmente verso i consumi. In Italia, questo lavoro – un lavoro eminentemente politico, precisamente perché tutto questo si è tradotto nella vittoria delle destre radicalconservatrici, che l’avevano per una parte significativa pianificato – è stato svolto innanzitutto da alcuni personaggi di primo piano della televisione privata e, da qualche tempo a questa parte, anche pubblica (laddove vige una sorta di sistema delle sliding doors, dal momento che, a oggi, siamo in presenza di un quasi monopolio). Un lavoro politico fatto attraverso trasmissioni che di politico non avevano, a prima vista, nulla: reality, varietà, giochi a premi e quiz show, i programmi di gossip (presenti dovunque e a tutte le ore), un’informazione che si è convertita in infotainment (nella quale vi sono dosi sempre maggiori di intrattenimento, stile Porta a Porta) e quella vera e propria corazzata di questo deteriore modello sottoculturale che è Striscia la notizia. Ecco, dunque, che la campagna di conquista «dei cuori e delle menti» è consistita nell’edificazione in Italia (in special modo da noi, ma anche altrove) di una sorta di «egemonia (per l’appunto) sottoculturale».

http://educazionedemocratica.org/?p=489#more-489

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