lunedì 7 ottobre 2013
L'uomo massa e suo fratello, al voto - I dati della ricerca Ials-Sials in Italia incrociati con l’ultimo rapporto Censis su Comunicazione e media evidenziano un popolo-bue-tele-comandato incapace di leggere, informarsi e di costruire nessi logici tra due fatti
Grillo e Casaleggio: cosa danneggia la loro comunicazione - Grillo e Casaleggio sono complementari. L’uno completa la comunicazione dell’altro. Il sito gestito dal “guru” della rete Casaleggio non potrebbe essere il primo blog italiano, uno dei più influenti al mondo se questo non si chiamasse beppegrillo.it. Come ha scritto Casaleggio stesso più volte: per essere popolare online lo dovevi essere prima offline. E Beppe Grillo dal vivo lo è e come. Casaleggio svolge il ruolo di manager dei contenuti e degli spettacoli realizzati da Grillo, il quale a sua volta ha ampliato enormemente il proprio consenso grazie alle strategie di rete della Casaleggio Associati. Grazie alle sue doti comunicative maturate in anni di teatro e Tv e al suo stile personale, Grillo è un ottimo veicolatore di un messaggio fortemente plasmato da Casaleggio. È lo stesso frontman genovese ad aver ammesso di aver cambiato idea su diversi argomenti dopo l’incontro con l’imprenditore. La visione della rete come mezzo di salvezza per l’umanità è riconducibile esclusivamente a Casaleggio. Beppe spaccava computer sui palchi dei suoi spettacoli.
La differenza tra movimento e partito - Il partito si colloca sul terreno della politica, cioè del potere, i movimenti invece su quello del raggiungimento di obiettivi parziali. I movimenti perseguono obiettivi parziali, per questo le persone che vi aderiscono sono più numerose di quelle che militano nei partiti.
Occupy Wall Street, Micah White: “Dobbiamo fare come M5S” - Uno dei fondatori del movimento di protesta negli Stati Uniti nel corso del Festival di internazionale a Ferrara ha raccontato la genesi del fenomeno e parlato del futuro: "Per le prossime elezioni dovremmo riuscire a sviluppare una campagna elettorale senza fondi"
Crac Ligresti, ecco il piano delle banche per recuperare i crediti perduti - Unicredit, Banca Popolare di Milano e Unipol scoprono le carte su Sinergia e ImCo, le holding private del costruttore siciliano fallite nel giugno 2012 su richiesta della Procura. Si parte con la richiesta di concordato per la società che ha i terreni del Cerba su cui gravano 851 milioni di debiti, 350 dei quali oggetto di contestazioni tra le stesse banche e il Tribunale fallimentare
Ansaldo Energia, solita privatizzazione a spese nostre - L’operazione Ansaldo Energia va studiata da vicino, perché se ci si fermasse agli astrusi comunicati di Fin-meccanica e del Fondo Strategico Italiano (Fsi) la cosa resterebbe avvolta nel più fitto mistero. Fsi, che è una società controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), a sua volta controllata dal ministero dell’Economia, ha comprato il 100 per cento di Ansaldo Energia, di cui da tempo Finmeccanica (pubblica) voleva sbarazzarsi per fare un po’ di cassa e ridurre l’indebitamento. In questa strana rinazionalizzazione non un solo euro verrà destinato allo sviluppo di Ansaldo Energia, destinata ad essere al più presto rivenduta.
La legge sul sistema televisivo: un sostanziale monopolio travestito da pluralismo - Dall’inizio degli anni Settanta, seppur nell’illegalità, essa si dà da fare con l’occupazione, spesso arbitraria, delle frequenze. Cresce anche il numero delle emittenti che trasmettono via cavo, sistema che la Corte costituzionale, con sentenza 226/1974, aveva escluso dal monopolio statale. Secondo la Corte, “giacché i canali realizzabili mediante cavo sono illimitati e di costo non rilevante, l'estensione del monopolio statale alla televisione via cavo, non potendo giustificarsi in base all'esistenza di un monopolio di fatto dovuto a ragioni tecniche, come per la televisione via etere, contrasta con gli artt. 41 e 43 Cost.”. In alcuni casi le emittenti via etere a carattere locale si associano e cominciano a trasmettere gli stessi programmi, registrati in precedenza, in leggera differita. Il volto del mezzo televisivo inizia a cambiare: dagli intenti quasi pedagogici della prima televisione, il cui obiettivo era stato quello di educare la popolazione, spesso analfabeta, e contribuire alla creazione del sentimento nazionale, si passa a un’ottica commerciale, volta alla colonizzazione e allo sfruttamento di un nuovo mercato. La pubblicità è l’arma per fare profitti, ma i costi iniziali sono molto alti e sono necessari ingenti capitali. Nel 1980 Telemilano e le sue consociate si trasformano nel network nazionale di Canale 5. Il proprietario è Silvio Berlusconi, quarantaquattro anni, imprenditore edilizio di grandi speranze convertitosi all’editoria. Il motivo ce lo spiega lui stesso in una intervista a Capital, che gli dedica la copertina del numero di aprile del 1981. Secondo il giovane e rampante Cavaliere “l’edilizia ha troppi vincoli e impone una eccessiva lentezza”. All’epoca il suo gruppo finanziario, la Fininvest, ha partecipazioni in 44 società edilizie (con oltre 1.000 miliardi di lavori in corso), ma anche nell’editoria, nella televisione e nell’elettronica. Dalla costruzione di Milano 2 il Cavaliere aveva tratto cospicui guadagni, ma i progetti edilizi successivi, non avendo trovato sostegno nelle autorità locali, languivano da quasi dieci anni in attesa di approvazione. “Una perfetta macchina per punire”, così nell’intervista Berlusconi definisce la legislazione edilizia, che interrompendo il circolo virtuoso del reinvestimento del capitale, gli negava la possibilità di seminare la pianura padana con i suoi paesini modulari a misura della nuova piccola borghesia. Questa contingenza, si legge ancora, “lo ha costretto a impegnarsi in altri settori imprenditoriali a più rapido tasso di realizzazione: nell’editoria, acquistando il 37,5% dell’editrice di Il Giornale Nuovo e diventandone il socio di maggioranza relativa, e nel campo delle tv private, il suo Canale 5, con 300 ripetitori in Italia, si avvia a un fatturato pubblicitario annuo di 60 miliardi di lire”. La televisione commerciale è ormai una realtà, e per quanto la normativa successiva, la legge 4 febbraio 1985 n. 10, ribadisca che la diffusione sonora e televisiva sull’intero territorio nazionale via etere o via cavo o per mezzo di satelliti o con qualsiasi altro mezzo, ha carattere di preminente interesse generale ed è riservata allo Stato, d’altra parte riconosce l’esistenza delle emittenti private. Ne riconosce la legittimità nell’ambito di un piano nazionale di assegnazione delle frequenze, e permette la trasmissione degli stessi programmi pre-registrati, da diverse emittenti, purché in tempi diversi. La legge in esame viene però resa incostituzionale dalla sentenza della Corte costituzionale n. 826/1988. Anche se il superamento del monopolio statale è ormai un dato di fatto. Tuttavia tale superamento viene subordinato all’approvazione di un corpus organico di norme inteso a stabilire forti garanzie in grado di salvaguardare il massimo pluralismo nell’informazione, evitando nel contempo derive oligopolistiche del mercato.
What Do Women Like? Marketing to the People Who Actually Buy Stuff - Women, as we all know, hold the real power, whatever men say down the pub about being the master of the remote control and wearing the trousers in their relationship. In the United States women controlled a startlingly high 85% of all purchases. (Women’s Marketing Inc.) At the Marketing to Women Conference it was confirmed that they made 65% of all car purchases, 66% of Computer purchases, 80% of Healthcare decisions and 93% of food purchases. It has become apparent that even if your target market is a male audience your product and marketing will need to appeal to women too.
L’art. 21 della Costituzione riconosce a tutti i cittadini la libertà di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, la scrittura e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere assoggettata ad autorizzazioni o censure. Se la ratio della norma era quella di abbattere le censure poliziesche che il regime fascista aveva imposto ai giornali - quali i controlli amministrativi e il sequestro preventivo delle pubblicazioni - in modo da rendere la stampa lo strumento di controllo della collettività sull’operato dello Stato, la sola menzione della carta stampata ne è chiaramente un limite. Esso però è emerso successivamente, con l’evolvere della tecnologia e la diffusione di altri mezzi di comunicazione, quali la radio, la televisione e, più recentemente, internet. Nella società moderna la carta stampata ha ormai ceduto il passo alla televisione, che può essere considerata, al momento, il più importante veicolo informativo e formativo della società. Il primo intervento normativo ravvisabile nell’ordinamento italiano in materia di telecomunicazioni è il Regio decreto 1067 del 1923, con il quale si affidava allo Stato l’esclusiva sulle trasmissioni radiofoniche, da esercitare tramite società concessionarie. Nasce quindi da un provvedimento normativo, con la fusione della società Radiofono di Guglielmo Marconi con la Sirac - creata dal primo ministro delle Comunicazioni d’Italia Costanzo Ciano - l’Unione Radiofonica Italiana (URI). È il 1924. Nel 1928 l’Uri viene trasformata in Eiar – Ente italiano audizioni radiofoniche. Il 26 ottobre 1944 L’Eiar assume la nuova denominazione Rai, Radio audizioni italiane, passando alle dipendenze del ministero delle Poste. Il 10 aprile 1954, in seguito alla partenza del servizio televisivo regolare avvenuta il 3 gennaio 1954, assume la denominazione che oggi conosciamo: Radiotelevisione italiana. Il segnale arrivò a coprire tutto il territorio nazionale solo due anni dopo. Gli abbonati erano relativamente pochi, solo 360.000, a causa del costo elevato degli apparecchi. Negli anni Sessanta la crescita economica e l’aumento dei consumi favorirono la diffusione della televisione, che divenne accessibile anche alle classi meno agiate. Le trasmissioni del secondo canale Rai iniziarono nel 1961, mentre il terzo canale vide la luce alla fine del 1979, in posizione di sostanziale monopolio, almeno giuridico. Monopolio che iniziò a vacillare all’inizio degli anni Settanta, con la nascita delle prime emittenti private a diffusione locale che, alla luce della concessione esclusiva delle frequenze alla televisione di Stato, operavano in regime di illegalità. Chiamata a risolvere la questione, la Corte costituzionale si esprimeva, con sentenza 225 del 1974, a favore del monopolio di Stato, in quanto considerato l’unica gestione in grado di garantire il pluralismo. La esiguità delle frequenze rendeva impossibile la coesistenza di un alto numero di soggetti, il che prefigurava l’affermazione di un oligopolio, che avrebbe potuto avere effetti ben peggiori del monopolio di Stato. Secondo la Corte, “la radiotelevisione adempie a fondamentali compiti di informazione, concorre alla formazione culturale del paese, diffonde programmi che in vario modo incidono sulla pubblica opinione e perciò è necessario che essa non divenga strumento di parte: solo l'avocazione allo Stato può e deve impedirlo”. Osserva poi che “non essendo controvertibile che il numero delle bande di trasmissione sia limitato, la liberalizzazione inevitabilmente si tradurrebbe in una effettiva riserva di pochi, comportando con ciò grave violazione di quel principio di eguaglianza che è cardine del nostro ordinamento e la cui scrupolosa osservanza si impone specialmente là dove venga in giuoco l'esercizio di un fondamentale diritto di libertà. La verità è che proprio il pubblico monopolio - e non già la gestione privata di pochi privilegiati - può e deve assicurare, sia pure nei limiti imposti dai particolari mezzi tecnici, che questi siano utilizzati in modo da consentire il massimo di accesso, se non ai singoli cittadini, almeno a tutte quelle più rilevanti formazioni nelle quali il pluralismo sociale si esprime e si manifesta. Che, anzi, è proprio questa un'ulteriore via attraverso la quale si devono raggiungere quei ’fini di utilità generale’ in funzione dei quali l'art. 43 Cost. rende legittima la riserva: il monopolio pubblico, in definitiva, deve essere inteso e configurato come necessario strumento di allargamento dell'area di effettiva manifestazione della pluralità delle voci presenti nella nostra società”.
Il massacro delle università greche suona l’allarme anche per l’Italia - Le università greche chiudono una dopo l’altra. I pesantissimi tagli subiti impediscono agli atenei di svolgere la loro missione e i senati accademici sono costretti a decretare lo stop di tutte le attività, incluse le immatricolazioni. L’Università di Atene ha annunciato pochi giorni fa la propria chiusura, con un comunicato del senato accademico. “Risanare” un Paese distruggendone la formazione avanzata è una vera follia. In Italia tutto tace, pochi hanno commentato i drammatici eventi greci, una situazione che ogni giorno che passa sembra solo un po’ avanti a quella del nostro paese. L’unica voce istituzionale, nel silenzio generale, è stata quella CRUI che ha ricordato come il sistema universitario italiano sia a un passo da quello greco e ha preso la palla al balzo per chiedere il minimo per mantenere in piedi il sistema.
Peggio di un governo Pd-PdL che cosa mai ci potrebbe infatti accadere? Un governo del solo Pd avrebbe almeno l’opposizione del PdL, un governo del solo PdL avrebbe l’opposizione del Pd. E non invece l’immondo connubbio del Partito Unico che avvicina sempre più l’Italia alla condizione che in Grecia sta determinando qualcosa di terribile: la chiusura di tutte le Università per volontà degli organismi finanziari europei. Strano (vero?) che nessuno parli in Italia di una simile tragedia. Ancora una volta, senza informazione libera la democrazia è un puro suono: «È sempre più forte in Grecia l’impressione che per la Troika il desiderio di studiare e di laurearsi espresso da molti giovani sia “anomalo”. Tutti gli organi di governo, nazionali e europei, battono infatti su un unico tasto: i giovani devono scegliersi un mestiere e non continuare a studiare. Questo discorso ossessivo va di pari passo con i licenziamenti degli insegnanti nelle scuole elementari e medie».
Pdl, larghe estorsioni - Cosa ci si poteva aspettare da un pregiudicato per frode fiscale, a capo di un folto manipolo di parlamentari scelti appositamente per servirlo e che tutto gli devono? Che forse davanti alla propria decadenza da senatore, e dunque con il rischio concreto di essere arrestato per l’inchiesta di Napoli sulla compravendita dei senatori, questo galantuomo si sarebbe inchinato alla legge pur nella comprensibile amarezza? Ma andiamo.
Goldman Sachs Reform school for bankers - The film on the screen pauses. Lights in the room brighten and about 100 vice-presidents of Goldman Sachs’s London business blink into it, reaching for answers that will neither make them look stupid in front of their peers nor venal in the eyes of their superiors. A tentative hand rises: “Our first responsibility is to the firm,” says one.
Stefano Rocca Parmenides: Goldman Sachs Reform school for bankers - The wor...: http://www.economist.com/news/finance-and-economics/21587212-worlds-leading-investment-bank-puts-itself-under-spotlight-reform-school
"Sull’onda delle nuove recenti mode, vengono usati termini come Politica e Anti-politica, ormai diventati francobolli mediatici buoni da appiccicare –in un senso o nell’altro- agli avversari membri del club, loggia, setta, associazione o movimento, diverso e/o opposto al proprio, perpetrando un gioco delle parti che serve soltanto ai rappresentanti delle oligarchie dominanti. Politica è una parola semplice ed elementare: “scienza o arte o attività che definisce l’esercizio del bene comune nel perseguire le esigenze della collettività”. Il ”Politico” è colui/colei che “riceve dai cittadini una delega formale e legale per rappresentare le istanze, esigenze, bisogni e desideri di una intera comunità”. Fine della definizione. Tutto ciò che esula “dall’interesse collettivo e dall’esercizio di una azione personale che va identificata come proiezione e sintesi della volontà collettiva” viene situata all’infuori della politica. E’ per l’appunto “Anti-politica”. La confusione che oggi regna è tale per cui viene chiamata “anti-politica” una idea, una teoria, un atteggiamento, un humus. Mentre “anti-politica” ha un suo Senso Oggettivo. Lo ripeto: “tutto ciò che non riguarda la collettività bensì è riferito a singolo o singoli”.
L’intero sistema mediatico è strutturato, in Italia, in modo tale da spingere l’utente a partecipare sempre e soltanto a condizione di porsi come tifoso partigiano, per consentire dei meccanismi di identificazione facili da strutturare (e quindi manipolabili) e garantirsi così il consenso nel nome di principii astratti, teorie, bandiere, divise da indossare, che ruotano intorno alla costruzione immediata di un ghetto culturale, miope e ottuso, che esclude –in quanto ghetto- chiunque tenti, cerchi o provi una qualsivoglia forma di elaborazione, argomentazione, magari una contestazione di merito, che possano contribuire ad avviare delle riflessioni ad uso della collettività.
La videocrazia oligarchica all'attacco di Beppe Grillo - La Politica e l’Anti-politica. Il Vero e il Falso. E le “Regole di Beppe Grillo”. - L’immaginario collettivo della nazione, teledipendente e acritico, si muove a ondate modaiole da sempre, gettandosi a capofitto, come di consueto, in quell' italianissimo guazzabuglio di pensiero unico omologato che è sempre stato il confronto/scontro tra guelfi e ghibellini. Uscire da questo binario forzato per topi da laboratorio, rimane il primo punto fondamentale di una auspicata rivoluzione culturale che rimane tappa fondamentale per riuscire a poter cominciare a crescere come collettività di cittadini liberi.
L’anarchismo oggi. Un pensiero necessario - «Oggi il pensiero anarchico si presenta come uno dei più originali e convincenti in un contesto caratterizzato dalla “crisi delle ideologie”. E non è un caso che l’anarchismo si sottragga a questa crisi generalizzata: non è mai stato un’ideologia nel senso pieno del termine, ma una teoria e una pratica della libertà, dell’eguaglianza e della diversità. Ed è anche per questo suo aspetto poliedrico e al contempo omogeneo (contraddizione solo apparente) che è riuscito a influenzare quasi tutti i campi del sapere e dell’arte contemporanei. Incredibile a prima vista, ma vero»
One city's house price surge - Two cities in the UK - one is a centre of commerce, has runaway house prices, and welcomes a constant stream of overseas property buyers. The other is London. House prices in and around Aberdeen have more than doubled in the past 10 years, according to data from the Nationwide Building Society. That increase is only matched by the trendy north London borough of Islington, and by Westminster in the heart of the capital of the UK.
#ILVO #DIAMANTI - Il Pd cresce al 32% e Forza Italia crolla - "SI È chiuso un ventennio", ha sostenuto, ieri, Enrico Letta. Affermazione impegnativa e un po' rischiosa. Perché Berlusconi, in questi vent'anni, è stato dato per finito altre volte. Almeno quattro, se i miei conti sono esatti. Salvo risollevarsi e "mordere ancora", come ha rammentato Eugenio Scalfari, nell'editoriale di ieri. Meglio dire che si è chiusa una "settimana decisiva", nella biografia del Pdl-Forza Italia. Segnata, questa volta, non dalla ribellione di un leader, ma dal dissenso aperto di una componente molto ampia, in Parlamento. Fino a ieri, fedele a Berlusconi. Così il centrodestra appare diviso. Senza un partito né un leader di riferimento. Mentre il Centrosinistra è in crescita, unito intorno al Pd. Il governo, peraltro, esce rafforzato e il premier, Enrico Letta, legittimato.
The definitive chart that shows why Twitter is not Facebook - Facebook and Twitter are the two services that jump immediately to mind when somebody says “social media.” But, as revealed in Twitter’s freshly filed IPO prospectus, the two companies couldn’t be more different when it comes to their financials and growth. (Oh, and Twitter doesn’t officially consider itself a social network.)
#Cultura - "Memoria del saqueo" (Diario del saccheggio) - Il film colpisce non solo per la sua carica emotiva ma anche perché narra storie vere: le trame segrete della mafiocrazia argentina e l'alleanza spuria tra le corporazioni politico - sindacali, il potere giudiziario, le banche, le multinazionali e gli istituti finanziari internazionali. È una vicenda universale che non tocca solo l'Argentina. Il pubblico vuole comprendere ciò che accade nel mondo contemporaneo e, proprio per questo, il film funge da acceleratore delle questioni. È una sorta di lotta della memoria contro l'oblio. La globalizzazione, infatti, impone la banalizzazione dell'informazione, disperde, confonde, crea pericolose zone di amnesia collettiva. L'opera ha una decisa vocazione pedagogica. Credo sia la sua forza. È concepita come un viaggio, una deambulazione attraverso l'allucinante realtà argentina. La macchina da presa si muove in maniera oggettiva, cercando di descrivere gli astratti scenari del potere: banche, corridoi, saloni, la Casa Rosada, il Congresso... Sebbene si narrino fatti noti, il materiale d'archivio e il montaggio sembrano svelare una storia sconosciuta ai più. Questa volta ho raccontato un periodo storico di cui sono stato uno dei protagonisti. Nel 1989, per primo, ho denunciato il tradimento del presidente Menem nei confronti dell'elettorato argentino e gli atti aberranti commessi in nome delle privatizzazioni. E nel 1991, per aver divulgato le mie idee, ho anche subìto un attentato. Memoria del saccheggio è il mio personale contributo al dibattito internazionale attualmente in corso, certo come sono che 'un altro mondo è possibile' di fronte ad una globalizzazione sempre più disumana e disumanizzante (Fernando Solanas) - Diario del SACCHEGGIO - Prima opera di Fernando Solanas (film uscito il 23 giugno 2006) dedicata all'Argentina, alla sua situazione economica e sociale disperata colpevolmente passata sotto silenzio per tutti questi anni, e più precisamente fino al 2001. Se poi si pensa che era lo stesso anno degli scandali finanziari (chi si ricorda dei bond?) anche in Italia, e che in Argentina ci sono milioni di persone di origine italiana, appare evidente come scientemente si sia portato avanti, anche nel nostro Paese, un programma di "insabbiamento" circa le scomode verità del più avanzato Paese sudamericano, ora alle prese con problemi talmente gravi da far resuscitare vecchi e terribili ricordi, come quelli della dittatura degli anni settanta. Realizzato con una tecnica semplice e diretta, lontana da un protagonismo stile Michael Moore, ma con Solanas semplice narratore delle sue immagini, catturate in prima persona tra le strade di Buenos Aires in mezzo ad una manifestazione o nel degrado e nella povertà delle tante periferie della capitale, il documentario non presenta vizi né di forma né di contenuti. Il montaggio è perfetto, capace di condensare in due ore l'infinità di informazioni (basti pensare che il film è stato prodotto partendo da un materiale di più di cento ore di filmati) che vengono esposte in maniera comprensibile ed intelligente; vengono spiegate le stesse cause di questa tragedia, soprattutto sottolineando l'abbaglio di una politica economica scellerata, che in pochi anni voleva passare da una dittatura ad un liberismo estremo in campo finanziario. Il risultato è quello di un nuovo colonialismo più subdolo e difficile da combattere rispetto a quello politico o militare, esercitato per esempio da compagnie straniere (come le spagnole Repsol e Telefonica) che possono contare su condizioni di favore e privilegi negati nei rispettivi Paesi d'origine.
Twitter is hiding two years of financial data - In filing paperwork for an initial public offering, Twitter offered a glimpse at its financials going back to 2010, when the startup was just starting to earn real money. But for two prior years, Twitter exercised its right to remain silent. + The lack of disclosure is perfectly legal, thanks to a new law that eases regulations on certain companies going public. Nevertheless, it raises an obvious question: What happened to Twitter in 2008 and 2009?
“Ieri, giorno dell'anniversario della nascita del #M5S, io e miei due colleghi portavoce regionali in #Lombardia, Maccabiani e Buffagni, come dimostra un video, siamo stati bellamente sbattuti fuori dal #Palazzo Lombardia, il Palazzo dell'#ente #pubblico #regionale di cui noi facciamo comunque parte, in quanto consiglieri eletti dai cittadini!”
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