giovedì 7 novembre 2013
#Torino, indagini su Chiamparino e buco nei conti: le macerie del ventennio rosso - Nel capoluogo piemontese non c'è stato solo il moltiplicarsi per incanto delle tessere del Pd. Quattro giunte di centrosinistra hanno portato a inchieste, sprechi e ora il sindaco Piero Fassino deve gestire un ammanco di 3,5 miliardi di euro
#CAMUS - Sisyphe, l'homme heureux qui rappelle Albert Camus - Le mythe de Sisyphe paraît en 1942. L'auteur y explique que c'est lorsque Sisyphe redescend de son sommet pour retourner pousser le rocher qu'il le passionne le plus. «Il faut imaginer Sisyphe heureux», clame Camus. «Je vois cet homme redescendre d'un pas lourd mais égal vers le tourment dont il ne connaîtra pas la fin», écrit Camus. Or, pour l'écrivain, lors de ces retours incessants vers le labeur, Sisyphe devient «supérieur à son destin». Paradoxe? Camus reconnaît que la condition de Sisyphe est tragique car irréversible, et que le héros le sait. Mais en ayant justement pris conscience de cette condition, Sisyphe redevient maître de son existence. «Toute la joie silencieuse de Sisyphe est là. Son destin lui appartient. Son rocher est sa chose», résume Camus.
#FASCISMO - «Fece fessi tutti». La frase – il soggetto sottinteso è Benito Mussolini – è rozza quanto efficace. La usò nel 1949 Cesare Rossi, uno dei più stretti collaboratori di Mussolini nei primi anni del fascismo, per descrivere l’abilità con cui il giovane “duce”, alla vigilia della marcia su Roma, mise per così dire nel sacco i maggiorenti della classe dirigente liberale. Orlando e Facta, ma anche Salandra, Nitti e Giolitti caddero nella trappola di trattative condotte separatamente con ciascuno di loro, fra settembre e ottobre 1922, quando ciascuno pensava di essere il futuro presidente del consiglio di un governo di coalizione con la partecipazione minoritaria dei fascisti. Ma mentre Mussolini trattava, il partito fascista – un partito-milizia, cosa mai vista prima nel Regno – mobilitava la sua organizzazione armata e con la violenza delle squadre dominava gran parte dell’Italia settentrionale e centrale, sfidando apertamente lo Stato e finendo per conquistarlo. La marcia su Roma fu poi definita dagli avversari ormai sconfitti, e successivamente anche dagli storici, “una messa in scena”, “una goffa kermesse”, una “trascurabile adunata di utili idioti”: cioè il fenomeno non fu compreso nella sua portata e pericolosità, né prima né – a lungo – dopo. Questo libro, di straordinaria efficacia narrativa, esplora quei mesi drammatici in cui tutto avrebbe potuto accadere, e il cui esito fu invece un regime totalitario.
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