martedì 24 settembre 2013
German Weapons for the World: How the Merkel Doctrine Is Changing Berlin Policy - Germany used to be extremely careful about where it exported its weapons. In recent years, however, Chancellor Angela Merkel has shown a preference for sending high-tech armaments abroad rather than German soldiers -- even if that means doing business with questionable regimes.
Free Syrian Army Chief: 'Why Is the West Just Looking On?' - Gen. Salim Idriss is head of the Free Syrian Army. In a SPIEGEL interview, he discusses why the chemical weapons deal with Assad is a ruse, why the West worries too much about Islamic extremists and how he coordinates his forces via Skype.
GRAMMATICA ITALIANA, A ME MI, A TE TI - A me mi e a te ti sono casi particolari di quel fenomeno sintattico (detto dislocazione) che consiste nell’anticipare o posticipare un elemento della frase riprendendolo tramite un pronome. Un fenomeno attestato nell’uso dell’italiano fin dalle sue origini. Qui la ripresa riguarda il pronome personale, usato prima nella forma tonica (me), poi in quella atona (mi). Non si tratta propriamente di un pleonasmo (cioè di una ripetizione inutile), ma di una sottolineatura ottenuta mettendo in evidenza l’elemento che si ritiene più importante A me mi sembra che le cose stiano molto diversamente. USI Nel linguaggio parlato informale, un costrutto come a me mi è certamente consentito. Ma nel parlato formale (un colloquio di lavoro o una prova di esame orale, un dialogo con un superiore – docente, capoufficio ecc.) e ancor più nello scritto è decisamente da evitare, perché darebbe la sensazione che chi parla o scrive non sia capace di adeguare il proprio ➔registro linguistico alla situazione in cui si trova. Il costrutto è largamente attestato nell’uso letterario A me mi par di sì: potete domandare nel primo paese che troverete andando a diritta (A. Manzoni, I promessi sposi) e ritorna con una certa frequenza nelle canzoni degli ultimi trent’anni coca cola sì coca cola / a me mi fa impazzire (V. Rossi, Bollicine) perché a me mi piace andare veloce (Jovanotti, La mia moto).
Pier Luigi Bersani Pd Bersani: «Chi mi accusa spara il colpo 102...» - «Ne ho già passate 101, vorrei risparmiarmi la 102esima». Non fa niente per dissimulare l’irritazione di fronte agli attacchi più o meno diretti che gli arrivano da pezzi del suo partito. Pier Luigi Bersani ne ha lette «e sentite di tutti i colori, da destra e sinistra in questa giorni ma adesso - dice - vorrei essere lasciato in pace». Neanche quel numero, 101, deve essere casuale: 101 erano i franchi tiratori che hanno affondato l’elezione di Romano Prodi al Quirinale, il tentativo di un governo di cambiamento e segnato la fine della segreteria che guidava da quattro anni. La 102esima è l’accusa che più gli pesa, spiega, quella di aver remato contro il buon esito dell’Assemblea nazionale.
Paris réaffirme sa volonté d'obtenir une résolution ferme contre Damas - "Quelle place pour François Hollande lors de l'assemblée générale des Nations unies qui s'ouvre, mardi 24 septembre, à New York ? Après le retournement diplomatique subi sur le dossier syrien, le chef de l'Etat, qui ambitionne de positionner la France comme un "pays qui a un message à délivrer au monde, des valeurs, des principes et une influence internationale", sera-t-il en mesure d'y faire entendre sa voix ? A l'approche du sommet, ce n'est pourtant pas lui, mais bien le président iranien, Hassan Rohani, qui semble devoir en être la vedette."
Telecom Italia: siamo qui ancora una volta a occuparci e preoccuparci del suo destino. Un tempo era tra le grandi società di telefonia al mondo, oggi appare soltanto come una possibile preda di gruppi esteri. Non ce ne vogliano i difensori a oltranza del mercato «che fa sempre la scelta giusta», in questo caso non è avvenuto. Privatizzata nel 1997 è stata oggetto di scalate fatte a debito e passaggi di mano che l'hanno sfibrata. Dovrebbe oggi essere in prima linea nel fornire un'infrastruttura decisiva per lo sviluppo del Paese, è invece alle prese con una valorizzazione di Borsa di poco più di 8 miliardi, un debito di 40 con per di più le agenzie di rating che minacciano di declassarlo a «spazzatura». Tra i candidati più accreditati come potenziale socio di riferimento o acquirente ci sono gli spagnoli di Telefonica. Si tratta di un altro gruppo non meno esposto finanziariamente e che non sta certo viaggiando a velocità spedita. È frenato dalla crisi spagnola e da un Brasile che inizia a rallentare. Deve fare fronte poi a un debito pari a 51 miliardi. Entrambe le società sono decisive nel campo dell'innovazione per i rispettivi Paesi e mercati. Il tema Telecom Italia ha due aspetti: uno societario e quindi di sostenibilità finanziaria e industriale, l'altro relativo al servizio che offre, a quello che fa. La situazione del mercato delle telecomunicazioni nel mondo indica che si andrà sicuramente verso un consolidamento a tratti feroce tra i gruppi del settore. Il caso di Vodafone che sceglie di vendere la sua partecipazione nell'americana Verizon per 130 miliardi e contemporaneamente crescere acquisendo in Germania ne è un esempio. In Europa più o meno ogni Paese ha la sua società di telefonia: ma in tutti gli Stati Uniti le aziende di telecomunicazioni sono quattro. E non è nemmeno così importante che chi permette agli italiani o ai francesi o ai tedeschi di telefonarsi sia un operatore nazionale. Nel nostro Paese tre su quattro società del settore sono già oggi estere. Il mercato, la concorrenza, ha permesso ai consumatori di avere tariffe ben convenienti. Quello che però i Paesi hanno capito bene è che il moltiplicatore di sviluppo è la rete. È l'infrastruttura che fornisce ossatura e alimento per l'innovazione. Lo è stato a suo tempo nei primi anni Novanta, anche per l'Italia quando si ritrovò all'avanguardia in Europa nel campo della telefonia mobile grazie alla due reti combinate di Tim e Omnitel-Vodafone. Lo è oggi perché permette un utilizzo massiccio di Internet veloce. Ma se l'infrastruttura ne è all'altezza. Attualmente solo il 22% degli italiani dispone di un collegamento a banda larga (e peraltro la meno veloce) rispetto a una media europea di quasi il 28% e la punta francese di oltre il 36%. Chiunque abbia provato a usare Internet in movimento o con un tablet fuori dalle grandi città o agglomerati italiani, conosce le difficoltà alle quali si va incontro. Ecco perché chi controlla la rete, dovendo affrontare nei prossimi anni investimenti importanti, non può essere un soggetto debole. E nemmeno frutto di due debolezze messe assieme. Non è un caso che nelle settimane scorse si sia parlato di un possibile intervento della Cassa depositi e prestiti per Telecom Italia. Ma che i soldi dei risparmiatori vengano usati per sostenere o peggio per pagare i debiti di una società privata è oggi impensabile. Semmai, una volta fosse deciso lo scorporo da Telecom Italia si potrà individuare nella strategicità dell'infrastruttura una ragione di intervento. Il problema è il tempo. Molto si deciderà nei prossimi giorni. Entro il 28 settembre i soci di Telco (la finanziaria che è subentrata nel 2007 alla Pirelli diventando azionista di riferimento di Telecom Italia con una quota del 22,45%), potranno chiarire se vogliono continuare a tenere vincolate nella società le proprie azioni. Gli azionisti di Telco hanno nomi di rango, hanno investito e perso in questi anni molti miliardi e per questo sono tentati dal chiudere definitivamente l'esperienza. Si chiamano Mediobanca, Generali, Intesa Sanpaolo e infine Telefonica. Gli spagnoli possiedono quasi la metà di Telco (il 46%) e vengono visti come gli acquirenti naturali delle altre quote. In ogni caso che Telefonica sia interessata o che altri possano intervenire, tutto ciò non può avvenire tra il disinteresse più o meno generale. Non si può permettere che società indebitate e alle prese con una crisi della Spagna ben più ampia della nostra, subentrino a prezzi di saldo. Le troppe distrazioni di questo periodo non saranno una giustificazione per scelte sbagliate che influiranno pesantemente sul futuro di questo Paese.
Tutte le opinioni del mondo nel Foglio - Le opinioni separate dai fatti non hanno senso, perché ormai le opinioni sono i fatti. Non perché avesse ragione Nietzsche quando diceva che "non esistono più i fatti, ma solo le interpretazioni dei fatti", ma perché il circuito mediatico-giudiziario, quello mediatico-finanziario e quello mediatico-culturale ruotano attorno alle opinioni. Meglio conoscerle bene, dunque.
Gomorra, Saviano condannato per aver copiato alcune pagine - Nel suo libro lo scrittore ha riprodotto tre articoli di giornale senza citare la fonte: 60 mila euro di multa. - Roberto Saviano e la Mondadori sono stati condannati in Appello per plagio ai danni dei quotidiani locali Cronache di Napoli e Corriere di Caserta. Lo scrittore e la sua ex casa editrice sono stati ritenuti responsabili di 'illecita riproduzione', all'interno del best-seller Gomorra, di tre articoli dei due giornali editi dalla società Libra, e condannati in solido a pagare 60 mila euro di risarcimento dei danni, patrimoniali e non. «È CIÒ CHE PIÙ MI FERISCE». Saviano ha dato la sua versione dei fatti su Facebook, scrivendo: «In questi lunghi anni sotto scorta, nel corso dei quali ho affrontato molti attacchi, quel che in assoluto più mi ha ferito sono state le accuse di plagio. Nel 2008 al Festivaletteratura di Mantova raccontai la grammatica di alcuni quotidiani in terra di camorra, una comunicazione agghiacciante, di cui poi ho parlato in uno speciale di Che tempo che fa. Immediata arriva la citazione in giudizio da parte dell'editore dei quotidiani di cui avevo parlato. Non mi accusavano di averli diffamati, ma di aver totalmente copiato Gomorra». «RICORRO IN CASSAZIONE». Lo scrittore ha poi ricordato che in primo grado le accuse della società Libra erano state respinte, e che anche in Appello «la loro condanna è stata confermata. I giudici hanno poi ritenuto che due passaggi del mio libro avrebbero come fonte due articoli dei quotidiani di Libra. Neanche due pagine su un totale di 331». Saviano ha concluso affermando che ha intenzione di ricorrere in Cassazione, perché, ha spiegato, «anche se si tratta dello 0,6% del mio libro, non voglio che nulla mi leghi a questi giornali».
Paradosso della 'Merkel-Republik' E Angela apre alla Spd - Quando, verso le due di notte, è arrivata la certezza che la Cdu trascinata alla vittoria da Angela Merkel non aveva la maggioranza assoluta dei seggi si è cominciato a fare i conti con un paradosso che rischia di pesare parecchio sul destino politico della Germania.
DON MAZZI: “Berlusconi si liberi di quelle donnacce e venga da me a coltivare i pomodori” - “Deve liberarsi di tutte quelle donnacce che ha avuto intorno fino ad ora. Deve smetteer di fare il personaggio idolatrato e così anche noi smetteremo di maledirlo. La Pascale vada a lavorare a Napoli, in pizzeria”. Così don Antonio Mazzi, fondatore di Exodus, a Radio2.
Iscriviti a:
Post (Atom)