lunedì 30 settembre 2013
Ulrich Beck "Merkel è la mamma che rassicura i tedeschi e poi divora i suoi alleati di coalizione" - Secondo il sociologo tedesco un trionfo con un lato oscuro che potrebbe indebolire la Cancelliera a beneficio del resto d'Europa - "È stata brava nel mantenere lapriorità sulle elezioni nazionali pur mantenendo una qualche connessione con elementi di prospettiva europea. Negli ultimi giorni di campagna è anche arrivata al punto di confessare, prendendo di petto il partito anti- europeista pur senza nominarlo mai, quanto importante sia l'Europa per la Germania, e che è impensabile che le due entità siano separate. Non l'aveva mai detto così chiaramente. Lei ha vinto con gran margine, Alternativa per la Germania non ha neppure passato lo sbarramento. Subito dopo però, quasi senza accorgersi della contraddizione, ha ricordato che il processo di austerity non deve essere abbandonato".
LA DOPPIEZZA DI ANGELA MERKEL - Non è semplice definire la fisionomia di Angela Merkel divenuta cancelliera per la terza volta. In patria ha trionfato grazie alla sua sembianza tranquilla, rassicurante, digiuna d'ogni ideologia: i tedeschi la chiamano Mutti, Mamma. Senza remore assorbe idee socialdemocratiche, come Blair assorbì Margaret Thatcher. In Europa la fisionomia è tutt'altra: perentoria, rigida, matrigna più che materna.
Is Germany Repeating American Errors at Bretton Woods? - At the founding of the Bretton Woods international monetary system in 1944, the world's dominant creditor nation, the U.S., set out to revive a fixed exchange-rate system by offering a war-torn, debt-ridden world a new deal in monetary relations, one to be supported by concessionary dollar loans from a new International Monetary Fund. Today, Germany is trying to resuscitate the periphery of the crisis-stricken euro area in much the same way, and it is worth looking back at the formation of Bretton Woods for clues as to how this will play out.
Merkel, Europe, and German 'Continuity' - Does Merkel's resounding victory vindicate her handling of the eurozone crisis? The result vindicates her handling of the eurozone crisis – at least as far as German voters are concerned. Merkel responded cautiously and slowly, seeking to sustain a consensus among Germany's mainstream parties. Her focus on austerity, although not popular among those southern tier Eurozone members struggling with unemployment and low growth, won the approval of German taxpayers. More generally, the results of the German election reversed the general European trend of mainstream left and right parties converging toward the political center, but losing ground to smaller parties more skeptical of European integration. The "grand coalition" between the Christian Democratic Union/Christian Social Union (CDU/CSU) and the Social Democratic Party (SPD) that looms on the horizon consolidates the pro-EU orientation of the next German government. Alternatives for Germany, the new German party resolutely opposed to bailouts for the Eurozone's weaker economies, failed to attain the five percent of votes need to enter the parliament. The populist, anti-immigrant, anti-EU sentiment faring well in other EU member states has yet to gain significant traction in Germany. That is good news for Germany and for the European Union.
Lobbies à l’Assemblée nationale : ce qui va changer - "Les “représentants d’intérêts”, ces groupes de pression ou d’influence, défendant les intérêts d’entreprises, d’ONG ou d’associations vont franchir un nouveau pas vers la reconnaissance et l’officialisation de leur statut à l’Assemblée nationale"
Signor Presidente, era questa la maggioranza "certa"? - Quando il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, diede l’incarico a Bersani per la formazione del governo si capì subito che lo fece senza alcuna convinzione, anzi si potrebbe dire di malavoglia, solo per assolvere a un dovere istituzionale, avendo comunque la coalizione di centro sinistra riportato più voti. Lo si capì perché diede quell’incarico con una formula che penso non abbia precedenti nella storia d'Italia: Bersani sarebbe dovuto tornare, se avesse voluto costituire il governo, con una maggioranza “certa”. Era evidente che in questo modo, dati i risultati elettorali, Bersani non ci sarebbe mai riuscito e che quindi un governo di centro sinistra non sarebbe mai potuto nascere. Senza quell’aggettivo invece avrebbe potuto nascere un governo che cercasse i voti in Parlamento dei 5S, con i quali ovviamente si sarebbe dovuto votare Rodotà o Prodi come nuovo inquilino del Colle. Si dirà che queste sono mere supposizioni e che Grillo aveva più volte affermato che non avrebbe mai appoggiato un governo che non avesse avuto un uomo da loro indicato come premier, ma ciò nonostante si sarebbe dovuto provare lo stesso, anche perché può darsi pure che i 5S avrebbero subito una scissione. E' anche doveroso ricordare che Grillo disse che se si fosse votato un candidato comune per il Quirinale si sarebbero “aperte praterie” di collaborazione. E poi, era fin troppo facile prevedere sin dall’inizio che l’alternativa prospettata subito avrebbe avuto esiti ancora più infausti, come è accaduto. Invece il Presidente Napolitano, che molto probabilmente aveva in mente già prima delle elezioni un governo di “larghe intese”, promosse subito l’idea di dar corpo a una maggioranza che mettesse insieme Pd e Pdl, inducendo il partito della sinistra a rinnegare tutti i suoi impegni elettorali e a tradire il suo elettorato (non che nel Pd mancassero esponenti che spingessero anche di loro verso quel risultato). E nell'incarico dato a Letta quell'aggettivo sparì.
Siamo tutti Dudù - Siamo stati tutte puttane, tutti pregiudicati, tutti Berlusconi. Ma oggi, guardandoci allo specchio, dobbiamo ammettere la più crudele delle verità: siamo tutti italiani. Nel senso più deteriore del termine. Siamo quelli che si fanno mettere i piedi in testa senza fiatare forse perché appena possiamo siamo noi a mettere i piedi in testa al primo che capita, siamo stati il popolo delle mazzette e della corruzione per 50 anni, finché una mattina ci siamo svegliati paladini della morale e della rettitudine.
Ma chi deve comandare l’apparato di costrizione e coercizione? In altre parole, chi deve governare? - È una delle intuizioni fondamentali del pensiero liberale che il governo sia basato sull’opinione pubblica e che perciò, alla lunga, esso non può continuare ad esistere se gli uomini che lo formano e i metodi che essi applicano non sono accettati dalla maggioranza dei governati.
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