martedì 27 agosto 2013
"In un dibattito radiofonico sento il vecchio Livio Caputo (una vita coerentemente a destra) ribadire la natura “liberale” del berlusconismo e di Forza Italia. È come sostenere che piazza di Spagna è a Milano, o che il panettone è il tipico dolce parigino. Il populismo è il contrario esatto del liberalismo. E in vent’anni, se si eccettua lo strappo di Fini, non è esistito in quel partito neanche il fantasma di una libera discussione politica. Caputo non è uno sciocco. È un italiano di lunghissimo corso ed è una persona per bene. Se e quando riuscissimo a capire sulla base di quale equivoco o allucinazione quelli come lui pensano che un plutocrate ostile a ogni regola che ne deprima il narcisismo e per giunta evasore fiscale avrebbe potuto avviare in Italia una “rivoluzione liberale”, avremmo fatto qualche passo avanti per capire che cosa è davvero accaduto, negli ultimi vent’anni, a questo povero Paese e alla sua poverissima destra. Un liberale che non prova repulsione per Berlusconi vale un democratico che non provi repulsione per Stalin. In passato alla sinistra è toccato essere cieca e sorda, e ancora ne paga le conseguenze. Ma quando è che toccherà alla destra cavarsi i paraocchi, guardare la realtà in faccia e capire di quale catastrofe si è resa responsabile e/o complice?"
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