mercoledì 28 agosto 2013

"Consentire che l’occidente “punisca” (è questa l’espressione usata ieri da Hollande) il clan Assad è altra cosa che dismettere i propri interessi in Siria. Incontri come quello di fine luglio tra Putin e il principe saudita, capo dell’intelligence, Bandar bin Sultan mostrano come i fronti di discussione siano fluidi. Secondo Nikolas Gvosdev sul National Interest, inoltre, la Russia farà in modo che l’intervento in Siria non sia una replica di quello in Libia, dove una no-fly zone “umanitaria” si è trasformata in un’operazione di regime change. Le possibili ritorsioni passano dal boicottaggio all’Onu, al divieto di passaggio sul suolo russo dei mezzi Nato diretti in Afghanistan, all’interruzione di accordi economici, a una stretta dei rapporti con Iran e Cina in chiave antiamericana (i tre presidenti si incontreranno il mese prossimo in Kirghizistan). C’è poi la possibilità che un intervento in Siria impantani l’America in un terzo conflitto mediorientale incancrenito e apparentemente insolvibile, distolga Obama dalla sua strategia di “pivot” asiatico, lasci spazio alla Russia nel Pacifico. Per Putin, sarebbe l’ipotesi più rosea."

http://www.ilfoglio.it/soloqui/19582

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