mercoledì 28 agosto 2013

"La storia è fatta anche di piccoli gesti simbolici che dicono più di molte dichiarazioni stampa. Dal 2000 al 2006, il grande capitale, Fiat in testa, si acconciarono a convivere con il cafone rifatto, subendo persino l’onta della elezione, a capo della Confindustria, di Antonio D’Amato che batteva il candidato della Fiat Carlo Callieri. Già nel 2006, la grande finanza non nascose le sue simpatie per Prodi (ricordiamo il violento scontro fra il Cavaliere e Diego Della Valle). Poi, di fronte al fallimento del governo Prodi, i “poteri forti” si rassegnarono al ritorno del Cavaliere, che, però, si dimostrò subito un pericolo pubblico anche per loro. L’immagine del paese crollava a livelli mai visti in 150 anni di storia nazionale e questo incide negativamente su chi lavora sulle piazze d’affari di tutto il Mondo. Nessun paese può permettersi il lusso di un capo di governo che diventa una macchietta. Dalla Cina, all’Inghilterra, all’Egitto i giornali riportavano vignette che avevano come protagonista un Berlusconi, diventato, ormai una maschera della Commedia dell’arte."

http://www.aldogiannuli.it/2013/08/il-cavaliere-ed-i-poteri-forti/

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