venerdì 16 agosto 2013

In una delle sue ballate (La cattiva strada, 1975) De Andrè narra di una figura apparentemente improbabile che «sputò negli occhi a un innocente», «rubò l’incasso a una regina» (prostituta), «truccò le stelle ad un pilota» (e ne fece cadere l’aeroplano), «a un diciottenne alcolizzato / versò da bere ancora un poco». A nessuno diede spiegazione dei suoi gesti; a tutti rispose che semplicemente seguiva la sua cattiva strada.

Claudio Widman, analista junghiano

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