venerdì 27 settembre 2013
La mossa di Silvio Berlusconi e del Pdl (le dimissioni di massa dal Parlamento) somiglia sempre di più allo scontro finale, alla resa dei conti, all’ultimo assalto alla diligenza. L’umore oscillante del Cavaliere raccontato negli ultimi 2 mesi – a partire dalla sentenza di condanna per frode fiscale a 4 anni – questa volta sembra stabilizzarsi sull’incazzatura. Nella lotta interna a chi riesce a farsi più ascoltare di più dal leader del Popolo delle Libertà stanno insomma vincendo i combattenti della jihad – Bondi, Verdini, Santanchè – e tutti i tentativi di Gianni Letta sembrano non fare più effetto. Bondi rilancia ancora oggi: “In queste condizioni, prolungare l’agonia di questo governo e di questa legislatura non giova a nessuno tantomeno all’Italia. Questo Napolitano lo sa bene”. E poi un’altra bordata: “Se ancora sopravvivesse un residuo di serietà in questo sventurato Paese si prenderebbe atto senza perdere nemmeno un secondo della crisi di un governo e di una maggioranza che non esistono più da tempo, almeno dal momento in cui il Pd ha dichiarato guerra ad un proprio alleato di governo”.
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