venerdì 27 settembre 2013

REMO BODEI - DOVE E' FINITA L'ARTE DI AMARE? - L’amore non è cieco come già disse Pascal, ma in esso coesistono passione e ragione. "Francesca riconosce che l’amore per Paolo le ha "provocato" «piacere sì forte / che come vedi ancor non m’abbandona», un piacere, che continua oltre la morte e spiega perché ha deciso di amare Paolo e di tradire Gianciotto. Tale tesi viene, infatti, successivamente confutata da Dante a due livelli: nel Purgatorio, per bocca di Virgilio, sul piano della ragione umana e, nel Paradiso, da Beatrice, su quello della teologia cristiana. Bersaglio di Dante sono ora coloro che ritengono «ciascun amor in sé è laudabil cosa» (Purgatorio, XVIII, 36), ossia che tutti gli amori non solo sono consentiti, ma encomiabili e che, di conseguenza, l’amore ricambiato non soltanto è necessario, ma anche moralmente legittimo. Dante polemizza ora contro coloro che hanno sostenuto un simile principio. E sono molti: da Andrea Cappellano a Jacopo da Lentini, da Guinizzelli a Cavalcanti. E senza dimenticare se stesso,che in gioventù (come risulta dal Convivio, IV, 1) aveva condiviso tale teoria e che per questo, sentendosi personalmente coinvolto, sviene per la commozione al racconto dei due amanti. Alla base dell’amore vi è, certo, un’inevitabile attrazione fatale di tipo fisico: «come il foco movisi in altura /…/ così l’animo preso entra in desire, / ch’è moto spirituale, e mai non posa / finché la cosa amata il fa gioire».

http://www.scienzaevita.org/rassegne/cddbe92d3a84ea6f0dda9e86ff2db0c7.pdf

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