mercoledì 25 settembre 2013
SALOTTO BUONO - Così è tramontato il capitalismo all’italiana - Dai diari di Carlo Azeglio Ciampi: «12 settembre: Maccanico. Ha visto Cuccia che si interessa del Corriere della Sera: Agnelli è disponibile». Così l’allora governatore della Banca d’Italia annota nel 1984 l’agognata apertura del presidente della Fiat e del papa laico del capitalismo italiano all’intervento nella Rizzoli per salvarla dal fallimento dopo il disastro del Banco Ambrosiano e lo scandalo della P2. Un’operazione di “disinfestazione” la definì Agnelli, che a Giovanni Bazoli comunicò: «Ne parli con Cuccia, che è come parlare con me». Cadeva così definitivamente il principio secondo cui Mediobanca poteva spaziare a tutto campo nel capitalismo italico con tre sole eccezioni: alberghi, cinema e giornali. Ed era cotto a puntino quello che Cesare Merzagora aveva definito, come ha ricordato Salvatore Bragantini, “un pasticcio di allodola e cavallo”, che per mezzo secolo ha nutrito gli interessi, le inettitudini e le viltà dei capitalisti italiani in un sistema bizantino intrecciato tra banche e imprese, attraverso partecipazioni e patti medievali cucinati nel cosiddetto Salotto buono di via Filodrammatici.
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