lunedì 23 settembre 2013
Il teorema Lorenzetti - Corruzione, associazione a delinquere e abuso di ufficio. Queste le accuse rivolte a Maria Rita Lorenzetti, ex Presidente della Regione Umbria. La Lorenzetti è una donna sanguigna, capace e determinata. Anche nelle sue battaglie politiche non nasconde le sue opinioni e non si tira indietro se deve battersi pure contro avversari interni, equesto l’ha resa abbastanza “conservatrice” nell’ambito del suo partito. E’ stata ed è una amministratrice che decide, che non si sottrae agli scontri di potere, vi partecipa eccome. Fino a ieri si è sottoposta alla volontà popolare che da quando era sindaco di un piccolo centro l’ha spesso confermata in incarichi giudicando il suo operato impeccabile. Che da Presidente si sia battuta nella regione più centrale ed isolata di Italia per la TAV, le infrastrutture, è probabilmente un merito. Poi in un sussulto di “spoil system” è stata nominata Presidente di Italferr. Quando un uomo fa lo stesso percorso, anche se incappa nelle indagini di un magistrato, nessuno lo definisce Zar, invece con sottile doppio senso una donna che fa un percorso di potere diventa una Zarina. Bianca Rossa o come in questo caso “dalemiana”. La pistola fumante del potere no? I reati elencati sono gravi e sconcertanti, ma allo stato la Lorenzetti è ancora una innocente. Invece con la consueta propensione delle procure alla costruzione di un processo mediatico, i reati si “appoggiano” sulla descrizione di un “sistema”, dimostrato a sua volta dai comunicati delle stesse procure e dalla filtrazione di “pezzi” selezionati di intercettazioni che definiscono un reato corruttivo non per soldi o dazioni (finora), ma vantaggi e scambi di favori ad una rete di persone di fiducia o collegate, per sostenere i quali si compie un abuso d’ufficio. Voilà, il network relazionale di una personalità autorevole che oggi rappresenta una azienda pubblica diventa “associazione”, il fatto di aver parlato di “squadra” chiude il cerchio (vi ricordate “abbiamo una banca!” ?). Gli arresti domiciliari davanti a questo sono inevitabili! Come sempre, il “sistema” che funziona alla perfezione è quello mediatico, orientato dalla magistratura inquirente. Se invece quello della “squadra” della “Zarina” risulterà un “teorema” lo sapremo a suo tempo. Non c’è dibattimento, non c’è difesa, ci sono invece milioni di giudici su Twitter e Facebook e un ex magistrato, Felice Casson, oggi parlamentare, che ribadisce la gravità dei reati sostenendo che il PD ha regole assai più stringenti della legge (cioè ultra legem o contra legem? nda). Questo è quanto ha da dire il PD. Insomma “Il caso è chiuso Vostro Onore, se l’imputata risulterà innocente (come ebbe a dire uno dei PM dell’indagine napoletana contro la giunta comunale e Romeo e il suo sistema poi rivelatosi inesistente) vorrà dire che ci scuseremo”.
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