lunedì 12 agosto 2013

"Berlusconi la spuntò alle elezioni del 2001. Era unfit to lead Italy, secondo l’Economist, e in fondo era vero: ma non perché fosse gravato dal conflitto di interessi potenziale, che non è mai scattato, piuttosto per via delle regole costituzionali che non prevedevano la stabilità politica e un governo di mandato incentrato sulla funzione demiurgica di una personalità e del suo staff, a margine della egemonia “democratica” dei partiti. Berlusconi governò per cinque anni, ma fu costretto a passare di crisi in crisi, la presa nella maggioranza di Casini e Fini, politici professionali e capipartito, e delle loro triangolazioni parlamentari con le opposizioni, fu atroce, paralizzante: la riforma costituzionale nacque fragile e, dopo la sconfitta di misura alle elezioni del 2006, fu abrogata via referendum. Due anni di Prodi, con l’Unione che fu un trionfo della logica di interdizione e di blocco dei partiti vecchio stile, e via con altri due anni di Berlusconi, ora alla prova forse finale: maggioranza persa dopo la guerra con Fini, capopartito spodestato ma non domo, giochi di instabilità pericolosi sull’orlo del voto, nuova giovinezza di trame e tramisti in mezzo al gran bordello del pubblico e del privato del premier. "

http://www.ilfoglio.it/soloqui/6688

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