lunedì 12 agosto 2013
“I giuristi-costituzionalisti […] che non fanno di professione i “consiglieri del principe”, ordinariamente non hanno la vita facile […] perché ricordano/rimarcano continuamente i confini giuridici che la Costituzione positiva pone ad ogni forma di potere dato. [Svolgono] così la loro funzione di lettori potenzialmente sempre critici del potere, politico in primis ma non solo, da chiunque sia posseduto e quale che ne sia la legittimazione (spirituale, scientifica, carismatica, economica... e – all’occorrenza – anche popolare, dunque democratico-elettiva).”
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