lunedì 12 agosto 2013
Fatta la riforma elettorale maggioritaria, in pieno golpe giudiziario, nel 1993, si ebbe la sorpresa di Berlusconi. Una leadership pop, carismatica, postpartitica, con il senso dell’individuo al posto del senso dello stato. Berlusconi vinse in condizioni folli, nel marzo del 1994, e durò meno di dieci mesi. Poi per due anni con Dini fu restaurato il governo oligarchico dei partiti e delle consorterie nello stile della Prima Repubblica, naturalmente senza più il discrimine regolativo cruciale che era stato per decenni la Guerra fredda, con la centralità democristiana, il ruolo stabilizzatore del Partito comunista sempre escluso da una alternativa impossibile, presidio contro le avventure. Dopo il governo del presidente, e la cospirazione di Scalfaro, venne l’Ulivo, con la vittoria di Prodi nel 1996, e fu la guerra perenne dei capi: tre presidenti in cinque anni, e alla fine un candidato premier diverso dai tre.
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